Un minuto con Dio
Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore. Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.
Dal Vangelo secondo Luca 6,12-19
Come vivere questa Parola?
Ieri abbiamo pregato per la Pace. Lo faremo anche oggi. Continueremo a farlo. La preghiera serve non ad ottenere il miracolo o a risvegliare Dio ma soprattutto a farci comprendere la necessità della pace. Papa Benedetto XVI ci diceva che pregare per la Pace significa diventare persone di pace perché la pace parte da ciascuno di noi. E pregare per la pace, ha detto papa Francesco significa creare una cultura di pace. Niente miracoli quinti ma la conversione di ciascuno. In questi giorni mi vengono in mente le parole di Santa Madre Teresa di Calcutta ad Oslo nel 1979 durante la consegna del Nobel, a proposito dell’aborto: parole dure e profetiche che ci chiedono discernimento, il tema della Parola di questa settimana: “Se una madre può uccidere suo figlio, chi impedisce agli uomini di uccidersi tra di loro?”. Non è un giudizio sulle persone ma sul nostro tempo che non ha più la cultura della vita ma quella della morte che ha dimenticato che il mondo si regge sulla civiltà dell’amore l’unico atteggiamento che ci aiuta a camminare sulla via che porta alla famiglia delle nazioni.