Un minuto con Dio
Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
Dal Vangelo secondo Marco 12,38-44
Come vivere questa Parola?
Una vecchietta due spiccioli. Tutti gli altri e il loro superfluo. Lei getta quello che ha per vivere perché si fida di Dio e sa che quel tesoro serve anche per aiutare i poveri. è povera ma desidera aiutare altri poveri. Non si preoccupa per sé, ma per gli altri. Benedetto XVI cita questo brano in Charitas in veritatae per insegnarci la differenza tra carità ed elemosina. L’elemosina che è cosa santa e ottiene il perdono dei peccati è quando diamo il superfluo. La carità è quando mettiamo in gioco la vita per questo è la più grande tra le virtù teologali. E la carità la viviamo tutti quando mettiamo in gioco la nostra vita in una scelta vocazionale totalizzante come il matrimonio, la genitorialità la consacrazione. Oggi viviamo la vita meno delle elemosine: convivenze per paura, cagnolini per libertà, volontariato per non impegnarci troppo in una risposta vocazionale.