Oltre il minuto con Dio: scarseggiano le vocazioni?
“La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!”. Quella delle vocazioni è “una sfida” che riguarda tutti, non stiamo parlando solo di sacerdoti e di consacrati, ma di madri e di padri, di sposi e genitori.
Don Fabio Rosini direttore delle vocazioni del Vicariato di Roma, sostiene che i primi seminari per formare le vocazioni sono le famiglie. Se nella famiglia cristiana non si torna a parlare di questi valori allora la crisi sarà sempre maggiore. Amoris Laetitia ci ha ricordato che la famiglia è “una chiesa domestica” in cui si fa presente l’amore di Cristo che salva. La famiglia è il luogo della formazione cristiana, non la parrocchia e non sempre l’oratorio. Nella famiglia si insegna il valore della preghiera, si testimonia la fede e la vita come dono per l’umanità intera.
Non sono i pesci da pescare che mancano ma è l’acqua stessa in cui dovrebbero nuotare i pesci che manca. Quest’acqua è la famiglia cristiana quella che davvero ci crede e che diventa luogo di formazione e crescita totale per la persona non solo fisica (palestra, danza, nuoto, cibi, merendine) e non solo intellettuale (asilo bilingue, scuole cattoliche o d’avanguardia, studi superiori e laurea) ma quella dove tutto questo è accompagnato ad una formazione anche spirituale.
Tutto ciò che è umano è cristiano scriveva san Paolo VI.
Il cristianesimo non è un’etica, non è una filosofia come ha più volte detto Papa Benedetto XVI e come oggi ribadisce Papa Francesco. Per uscire dall’impasse la ricetta proposta da don Fabio è quella di ripartire dall’annuncio evangelico, di rivedere l’impostazione del catechismo dell’iniziazione cristiana che “continua ad avere un modello scolastico e non esistenziale”, di riportare il centro del kerygma nelle famiglie: “i veri seminari”. Il popolo di Dio, aggiunge don Fabio, “non è cresciuto perché è crollata la famiglia come istanza educativa cristiana. L’anno liturgico, che è il vero cammino che condividono tutte le realtà ecclesiali, è crollato nelle case dove non si fa più il digiuno in Quaresima e dove il Natale è diventato un evento pagano scisso da un’esperienza di preghiera.
È necessario fare una pastorale delle famiglie ad hoc perché se i ragazzi vengono da famiglie veramente cristiane nelle quali si prega, ci si addestra al servizio e al perdono, allora sì che avremo ottimi preti, coppie di sposi aperti alla vita. Ma se non si parte da un incontro personale con Cristo non avremo cristiani e quindi avremo sempre meno preti, consacrate, padri e madri e sposi. Bisogna formare famiglie cristiane. Siamo in un diluvio culturale ed è tempo di costruire un’arca, che poi era una barca di coppie”.
Il sacerdote richiama quindi alla necessità di formare le coppie di sposi e di addestrare famiglie che siano, come sono sacramentalmente, delle piccole chiese che fungano, quali sono, i migliori luoghi di formazione. “Chi si prepara al matrimonio – conclude don Fabio – si prepara a costruire una piccola chiesa”. Da queste famiglie può arrivare una nuova generazione di presbiteri.
Ecco allora l’importanza di “luoghi” dove la famiglia si impara, si forma.
Pro Familia
Mistero Grande